Avancarica perchè ?

PRIMA PARTE
Già, perchè? Che cosa spinge una persona sana di mente ad utilizzare armi che il progresso tecnologico ha ormai condannato all’obsolescenza? Perchè una persona sana di mente che voglia fare del buon tiro a segno si deve complicare la vita armeggiando materiali e tecniche che il tempo dovrebbe ormai aver consegnato all’oblio? Perchè ci si deve complicare la vita con bacchette, polveri esplodenti, luminelli, piere focaie, sporco, grasso, fumo, solventi, saponi, quando è così comodo, semplice, inserire una cartuccia in una pistola o in un fucile sparare e poi dimenticarsi di avere l’arma fino alla prossima volta?
Ci sono due risposte a queste domande. Una breve, da pazzo inconsapevole. Una più lunga ed articolata, sempre da pazzo, che però si è costruito tutta una teoria per giustificare, o tentare di farlo, la sua pazzia.
La prima risposta è:”Perchè è bello!”
Già da questo si capisce che il pazzo inconsapevole è un poveretto che ha solo bisogno di essere curato in un centro specializzato, da bravi medici che lo seguano anche “a sua insaputa” (questa frase ultimamente va molto di moda), cercando pian piano di riportarlo alla realtà delle cose. Questo è un soggetto che non ha colpe in sè, è fatto così, la sua pazzia ha probabilmente origini genetiche per cui va capito e curato.
La seconda risposta invece vi verrà data sempre da un pazzo, ma di tipo pericoloso, perchè è, sia pur vagamente, cosciente della sua anormalità, ma invece di tentare di superarla adeguandosi allo stato presente delle cose, no, lui certa di giustificarla accampando motivazioni che spesso ad un primo ascolto risultano anche plausibili, ma che ad un esame più approfondito sono pericolosissime rischiando di contagiare chi ascolta e non ha adeguati mezzi di discernimento oppure è impreparato. Ecco che allora il pazzo comincerà con la tiritera che il tiro ad avancarica è un ritorno alle origini delle armi da fuoco, la base di partenza del progresso tecnologico armiero e che quindi è giusto mantenere viva la sua pratica perchè insegna meglio a conoscere e maneggiare le armi. Vi dirà che il tiro ad avancarica, per sua natura è molto impegnativo a livello mentale, dovendosi considerare tutta una serie di variabili che vanno dalle dosi di polvere financo al livello di umidità dell’aria. Come se per sparare ad avancarica ci fosse bisogno ogni volta del meteorologo. Ma questo vi da la sensazione di quanto possano essere sottili e subdole le malìe con le quali il pazzo avancarichista consapevole tenterà di tirarvi dalla sua parte. Ma non è finita qui, perchè l’incauto interlocutore potrebbe obbiettare che si, sparare a polvere nera è interessante, ma poi la pulizia…Mal glie ne incolga! Il PAC (Pazzo Avancarichista Consapevole) comincerà con il dargli ragione, ma poi obbietterà che la pulizia, effettuata smontando completamente l’arma e lavorando poi di spazzola, scovolo e abbondante acqua e sapone, nonché quantità industriali di stracci e straccetti, ha il grande vantaggio che alla fine arrivi a conoscere la tua arma fin nei minuti particolari. Così capirai come funziona un revolver a singola azione, così sarà più facile capire come funziona una moderna doppia azione. Capirai come funziona il gruppo di scatto di una pistola monocolpo o di un fucile distinguendo tra un acciarino molla avanti o molla indietro e questo ti permetterà poi di capire come funzionano certi meccanismi delle pistole da competizione moderne. Infine il PAC stenderà al tappeto l’incauto interlocutore dicendogli che smontare e rimontare le armi, oltre a farti acquisire una discreta manualità, permette di ottenere un certo “feeling” con la propria arma, di conoscerne pregi e difetti e questo ti porterà (udite udite!) a sparare meglio. Ora capite che queste argomentazioni permettono al PAC di mimetizzare la propria lucida follia con una patina di pseudo razionalità difficile da distinguere. Ma un altro argomento che solitamente il PAC porta a sua difesa è la qualità del tiro. Vi dirà:”Il rinculo è più morbido, l’arma è più gestibile ecc ecc”. Come se caricare 56 grani in una Walker o 34 grani in un Remington portasse ad avere un rinculo morbido. Provate se siete capaci! Anzi, no, non provate perchè la pazzia del PAC potrebbe, e in qualche caso lo è, essere contagiosa. Ma il momento più subdolo e pericoloso di tutti è quando il PAC, esauriti tutti gli altri argomenti, la butta sulla scenografia, sul teatrale. Allora se ne uscirà con frasi del tipo:”AH, MA QUANDO SEI LI, SPARI E SENTI QUELLA BOTTA D’ALTRI TEMPI, VEDI QUELLA VAMPA LUMINOSA CHE SI ALLUNGA DAVANTI ALLA CANNA E POI TUTTO IL FUMO, COME NELLE GLORIOSE BATTAGLIE NAPOLEONICHE!” (tutto maiuscolo perchè il PAC quando arriva a questo punto parla proprio così, in maiuscolo, si mette sul piedistallo e cerca di farti sentire una merda). Via poi a sciorinare dettagli tecnici, anche sulle divise napoleoniche o sulle fiaschette di polvere, sfoggiando un linguaggio in slang noto solo a lui ed ai suoi degni compari, tipo:”HO FATTO ALLEGGERIRE LA NOCE DEL CANE.” oppure “HAI LIBERATO IL FORO FOCONE?” o anche “AI RAVVIVATO LA PIETRA DELLA MARTELLINA?” Perchè un’altra caratteristica è che il PAC non viaggia mai da solo, ma sono sempre almeno due, in maniera tale che si possano parlare in slang facendo i fighi rispetto agli altri. L’interlocutore si sentirà come catapultato in un cartone animato dei Flinstones e rischierà di ritenersi inadeguato finendo quindi per essere facile preda del PAC. Il quale, a questo punto, con un abile mossa verbale, quasi certamente riuscirà ad obbligare l’incauto a provare a tirare un colpo di avancarica, facendogli così rischiare di diventare PAC a sua volta.
Meditate gente, meditate.

SECONDA PARTE
Riprendendo quanto scritto nel post precedente, vorrei analizzare passo per passo le caratteristiche salienti di un PAC (Pazzo Avancarichista Consapevole), in modo tale che ognuno possa capire da subito con chi ha a che fare. Una caratteristica del PAC è la notevole quantità di attrezzatura che si tira dietro quando frequenta un qualsiasi TSN. La prima cosa che bisogna tenere d’occhio è il tipo di arma che si tira dietro. Ad ogni arma corrisponde infatti un ben determinato tipo di attrezzi che partono dai più semplici per i revolver, passando per le pistole monocolpo a luminello, poi le pistole a pietra focaia fino ad arrivare alle pistole a miccia, tipiche del PAC all’ultimo stadio. Queste considerazioni le faremo per le pistole, ma valgono in egual misura per i fucili. Iniziamo dal revolver. Quando il PAC arriva al TSN ha sempre una valiga con una miriade di scompartimenti, cassetti e cassettini da aprire alla bisogna. Senza farvi notare, possibilmente rimanendo a distanza con un buon binocolo, osservate le sue mosse e noterete che estrarrà dalla valigia i seguenti oggetti:
– il revolver, che per qualche istante maneggierà tutto compiaciuto guardandosi intorno per vedere se qualcuno lo nota;
– una scatolina in legno o metallo contenente le palle, rigorosamente tonde, da sparare nel revolver;
– una seconda scatolina contenente le capsule di innesco, necessarie per incendiare la polvere;
-una terza scatolina contenente due serie di fialette di varia foggia e/o misura. Metà delle fialette contiene la polvere nera, l’altra metà contiene il borraggio costituito da semolino o farina da polenta;
– una quarta scatolina contenente grasso di origine sconosciuta ma quasi sempre puzzolente;
– uno straccio, sovente unto e bisunto ma che fa tanto “professional”;
Questa è l’attrezzatura “base”, poi ci sono un paio di varianti costituite dalla presenza o meno di un apposito attrezzino che serve per tenere la pistola in posizione verticale durante il caricamento e la presenza o meno di un coltello multiuso.
Un errore da non commettere mai con il PAC revolverista è chiedergli che tipo di grasso è contenuto nella quarta scatolina. Prima vi dirà che è un suo segreto professionale, poi visto che gli piace compiacersi e che comunque vi vuole attirare nella trappola come un ragno che vuole catturare una mosca, vi parlerà di miscele strane ed esotiche a base di cera d’api, vaselina, grassi per cuscinetti, paraffina, grassi animali ed altre amenità. Voi non lasciatevi ingannare perchè approfonditi studi ed analisi di laboratorio dimostrano che si possono usare anche la crema Nivea o la pasta Fissan. Il PAC usa la tecnica di riempirvi di informazioni, anche inutili per farvi abbassare le difese psicologiche prima di attaccarvi.
A livello appena superiore si colloca il PAC con la pistola monocolpo a luminello. Fermo restando l’ attrezzatura descritta in precedenza, questa tipologia di PAC estrarrà in più:
– una quarta scatolina che anzichè contenere il grasso di origine sconosciuta, ha al suo interno un numero indefinito di pezzuole tonde in tela di cotone, della grandezza in funzione del calibro della pistola. Queste pezzuole saranno parimenti imbevute di un grasso di origine sconosciuta, ma, come per il revolver, invariabilmente puzzolente;
– una piccola bacchetta corta in ottone o alluminio per far entrare la palla per il primo centimetro di canna;
– una bacchetta più lunga sempre in ottone o alluminio per calcare la palla fino in fondo alla canna;
– un imbuto per versare più facilmente la polvere nera nella canna;
– un piccolo martello in legno, in ottone oppure in alluminio per il primo imbocco della palla nella volata della canna;
Al terzo livello troviamo invece il PAC con la pistola monocolpo a pietra focaia. Qui siamo allo stadio di non ritorno perchè il PAC che arriva qui non torna più indietro, mentre ai livelli precedenti esiste ancora una sia pur fievole possibilità di recupero. Pertanto fate molta attenzione a tipi del genere perchè sono in grado di trascinarvi nell’abisso in men che non si dica. Sono riconoscibili per alcune integrazioni alla loro attrezzatura. Infatti rispetto al secondo livello troviamo in più:
– una chiave per lo sbloccaggio dei morsetti del cane;
– un piccolissimo martello in ottone necessario a ravvivare il filo della pietra focaia;
– uno spillone (pericolosissimo!) che serve per chiudere il foro focone durante il caricamento;
– una fiaschetta in ottone per il caricamento del polverino nel bacinetto;
Per contro sparirà la scatolina con le capsule di innesco, sostituite dalla pietra focaia.
Capite da soli che solo un PAC irrecuperabile può avere la capacità ed il coraggio di portarsi dietro una simile attrezzatura, che nessuna persona sana di mente vorrebbe nemmeno vedere.
Ma manca ancora un gradino, l’ultimo, quello del PAC che spara a miccia. Questo è il soggetto più pericoloso di tutti, dotato anche di una grande esca per attirare i curiosi: la miccia. Essendo un particolare desueto, la miccia ha un grande potere attrattivo sui frequentatori normali di un TSN. Più forte delle luci notturne per una falena. Perciò fate molta, moltissima attenzione a questo oggetto perchè potrebbe essere il primo gradino per la vostra perdizione. Comunque il PAC che spara a miccia avrà, oltre a tutta l’attrezzatura necessaria per sparare a luminello ed a pietra, i seguenti oggetti:
– un pezzo di corda, la miccia appunto, che al momento opportuno verrà accesa per sparare;
– una scatolina aperta dove riporre la miccia al sicuro durante le fasi di caricamento;
A questo livello il PAC è pericolosissimo per la sanità mentale dei presenti. Per fortuna questa tipologia di individuo è molto rara, quindi non è facile incontrarla, ma non si sa mai.
Per il momento è tutto, ma voi lettori state attenti!
Stay tuned!

TERZA PARTE
E’ interessante, giunti a questo punto, esaminare cosa succede dopo. Cominceremo dal tipo di PAC (Pazzo Avancarichista Consapevole) al primo stadio, quello più comune. Diciamo che è un tipo di pazzia che potremmo definire “leggera”, perchè di solito il pazzo ci è arrivato contagiato dalla visione e dagli ammaliamenti dei PAC con cui ha avuto la sventura di incontrarsi e di frequentare per un pò. Questa prima fase di discesa negli inferi si manifesta nella maggioranza dei casi con il revolver ad avancarica. Questo perchè è un tipo di arma che è molto simile a quelle attuali, più semplice da gestire, Bisognosa di un minore impegno in fatto di attrezzatura e da l’illusione di poter ancora gestire la situazione. Il contagiato, specialmente nelle prime fasi dovrebbe, ma spesso non succede, essere aiutato da chi gli sta attorno a desistere dal portare avanti i propri propositi. Spesso però il malcapitato è circondato da uno scudo di PAC al secondo stadio, quelli della monocolpo a luminello, che lo circondano e lo chiudono in una specie di involucro protettivo, isolandolo dai sani che così non hanno più possibilità di intervenire. Inizia una lenta spirale che si autoalimenta. Infatti il nuovo contagiato ha bisogno di aiuto per imparare, pertanto chiede consigli che i solerti PAC di secondo livello danno molto volentieri (ma a volte anche quelli del terzo livello, quelli della pietra focaia), si fanno in quattro circondandolo di attenzioni, circuendolo e facendogli credere di essere al centro del mondo. Il tapino viene spinto a rivolgersi sempre più spesso ai PAC trascurando i vecchi amici sani, crescendo in un regime di dipendenza senza fine. E’ una fase difficilissima ma fondamentale che viene spesso trascurata, anche perchè lo ripeto, il revolver essendo molto simile ad un arma moderna crea meno allarme e viene sottovalutato. Non ci stancheremo mai di dire quanto importante sia l’ambiente esterno per impedire che la malattia mentale dell’avancarica si diffonda.
Comunque, dicevamo che il PAC di primo livello si presenta con la sua bella valigetta al TSN, quella piena di sportelli, sportellini, cassetti ecc ecc e comincia ad esporre la sua attrezzatura, come un pavone che apre la ruota. Si pavoneggia spesso con il suo revolver (anche negli stadi successivi avviene questo rito di ostentazione, ma ne riparleremo) poi inizia il rituale del caricamento. Messa la pistola in posizione verticale usando una mano oppure un apposito attrezzo, il cane in mezza monta, comincia ad aprire la fialetta contenete la dose di polvere nera preparata a casa. Anche tutta la liturgia di preparazione casalinga sarà analizzata più avanti. La fialetta di polvere nera viene versata all’interno della prima camera del tamburo. Poi è il turno della seconda fialetta contenente semolino o farina di polenta. Anch’essa viene versata all’interno della camera del tamburo sopra la polvere nera. Terza operazione è l’inserimento della palla, rigorosamente sferica, che, appoggiata sull’imboccatura della camera del tamburo, viene spinta all’interno della stessa tramite la leva calcatoio, presente in ogni revolver ad avancarica. Questo è un passaggio PERICOLOSISSIMO per chi avesse l’ardire di fermarsi a guardare, perchè la tentazione di chiedere sarebbe fortissima. Per quello consigliamo di stare lontani e guardare con il binocolo. Ma qualche temerario che ama il rischio fine a se stesso c’è sempre ed alla fatidica domanda:”Come mai metti il semolino (o la polenta) dopo aver messo la polvere nera?” ecco che sulla faccia del PAC compare un ghigno di soddisfazione che scopre i denti davanti ed anche quelli dietro e se potesse anche quelli di sopra e di sotto. E risponde invariabilmente:”Ma perchè qui siamo al tiro a segno, non dobbiamo uccidere la gente. Pertanto (notare l’uso del pertanto che non si fa più del ’65) usiamo cariche ridotte. Però, per aumentare la precisione di tiro dobbiamo far in modo che la palla sia il più vicino possibile al cono di forzamento della canna, ma non possiamo lasciare uno spazio vuoto tra polvere e palla, sarebbe pericoloso, per cui si usa un borra di materiale inerte che non brucia e il semolino va benissimo. In più il semolino essendo praticamente polvere, pulisce la canna dai residui dello sparo.” Non è vero! Il semolino non pulisce un piffero altrimenti non ci sarebbe bisogno di lucidare la pistola al termine della sessione di tiro come se fosse l’argenteria di casa. Ma questo il PAC non ve lo dirà mai in quella fase! Mentre dice queste cose con tono mellifluo come si parla ad un bambino deficiente, l’incauto interlocutore ascolta ammirato e il pensiero naturale è:”Ma che bravi! Attenzione massima per la sicurezza e per la precisione. Però!”
Arghhh!! E’ una trappola! Questo è il primo passo per il contagio! Non fatelo, lasciate cuocere il PAC nel suo brodo e se vi scoprite a concepire un pensiero del genere scacciatelo subito e andate a prendervi un caffè da qualche parte ma lontano della sua influenza nefasta!
Comunque, per tornare a noi le operazioni sopra descritte vengono ripetute per cinque volte, tante sono le camere del tamburo da riempire. A questo punto il Pazzo Avancarichista metterà il suo dito in uno scatolino pieno di robaccia molliccia e puzzolente, che lui chiama grasso ma che per tutto il resto del mondo è solo porcheria. Con il dito sporco di quella roba, ma alcuni raffinati usano una paletta per lo più recuperata dai gelati magnum dell’ Algida, comincierà a spargere il grasso sopra le camere del tamburo, coprendo la le palle con uno strato nauseabondo e colaticcio, come un muratore che sta stuccando una parete. Anche in questa fase c’ è sempre il solito temerario, che spesso è sempre quello della domanda precedente che non si è mosso di li, che chiede:”Ma il grasso a cosa serve?” Altro sorriso che si stampa sulla faccia del PAC che si gira ed invariabilmente risponde:”Per sigillare le camere del tamburo, sa, la sicurezza….Potrebbe sempre succedere che un residuo di polvere incendi contemporaneamente tutte e cinque le camere del tamburo e allora è un pasticcio.”
Arghhh! Altra risposta trabocchetto che serve ad rafforzare la sensazione di serietà già accennata nella risposta precedente. Quindi il malcapitato si convince di avere a che fare con una persona ed una categoria di tiro serio e preparato, non con un pazzo furioso! Se vi scoprite un pensiero del genere, andate a prendervi un’altro caffè oppure una cioccolata se due caffè non li reggete, ma fuggite via!
Infine l’apposizione delle capsule di innesco sui luminelli, il suggello finale della cerimonia di caricamento del revolver. Qui siamo all’apoteosi e se non siete andati via dopo le prime due domande, correte il serio rischio di cadere vittime del PAC. Sempre con il cane in mezza monta infatti il pazzo fara ruotare lentamente il tamburo, assaporando ogni “click” e per ogni luminello corrispondente ad una camera carica apporrà delicatamente una capsula d’innesco, schiacciandola sopra il forellino nella parte superiore. Terminata questa operazione, 95 volte su 100 si rivolgerà verso il suo interlocutore e con il sorriso più innocente del mondo, gli occhi da gatto sornione vi dirà:”Vuoi provare?”
NON FATELO! Non cadete nella trappola perchè avete serie e fondate possibilità di contagiarvi. Rifiutate, gentilmente, ma rifiutate, magari facendo anche un passo indietro. Lui vi inviterà ancora un paio di volte ma voi siate fermi nel vostro rifiuto. Andate a bervi un’altra cioccolata o un latte macchiato, ma andatevene o per voi non ci sarà speranza.
Stay Tuned!
Nota di servizio. Se ho usato qualche termine forte che non avete capito bene o che vi ha offeso, tipo “luminello”, “calcatoio”, “mezza monta” e così via, non preoccupatevi che sarà mia cura alla fine della trattazione postare un glossario con i termini tecnici, ad uso degli accademici.

QUARTA PARTE
Al gradino immediatamente successivo, abbiamo il PAC (Pazzo Avancarichista Consapevole) di secondo grado. Questo tristo figuro che si aggira per i poligoni ha già fatto tutto il percorso relativo al revolver, ma la degenerazione della malattia lo porta alla pistola monocolpo a luminello. E’ ancora una fase iniziale della pazzia avancarichista, da cui si può guarire, però è già più difficile perchè l’arma in se comporta già un cambio di mentalità che risulta essere propedeutico e facilitatore dei passi successivi. Il PAC a questo livello è il più pericoloso di tutti per la gente sana, perchè pur avvicinandosi all’autocoscienza mantiene ancora un che di “normale” che lo mimetizza rendendolo estremamente pernicioso.
Esso si presenta nei poligoni con la sua caratteristica valigetta multi funzione e multispazio, dentro la quale si nasconde una vera e propria officina portatile che nessuna persona sana di mente si sognerebbe mai di tirarsi dietro. La prima cosa che fa arrivato alla sua postazione è estrarre dalla valigetta la sua pistola monocolpo, maneggiandola compiaciuto a favor di pubblico come lanciando segnali che dicono:”Eccomi, sono arrivato. L’elite del tiro è qui.” In effetti già questo a volte basta per attirere l’attenzione, sopratutto delle menti più fragili ed impreparate, essendo la pistola monocolpo a luminello un oggetto inusuale nel moderno panorama armiero. A titolo di esemplificazione, ecco una foto di un modello abbastaza diffuso, in maniera tale che chiunque la riconosca e possa regolarsi di conseguenza.
Immagine
Questa sorta di manico d’ombrello mozzato risulta incomprensibilmente avere una forte attrattiva. Stateci attenti.
Dopo aver estratto tutto l’armamentario necessario al tiro, descritto nel post precedente, comincia la pantomina del PAC che, da un lato serve effettivamente per caricare e sparare, dall’altro ha un forte valore coreografico per attirare nuove prede da contagiare.
Il PAC inizia quindi col infilare l’imbuto di ottone all’interno della canna. Poi passa al movimento successivo vuotendo al suo interno le fialette contenenti nell’ordine una dose di polvere nera e poi una dose di semolino. Quindi toglie l’imbuto dalla canna e lo appoggia sul bancone, possibilmente con un ampio gesto catartico. Di solito a questo punto lancia un fogace sguardo tutto interno per vedere se qualcuno abbocca. Quindi passa al pezzo forte: LA PEZZUOLA.
La appoggia delicatamente sulla volata della canna, premendola un pochino perchè aderisca con un gesto voluttuoso, poi preleva una palla dall’apposito contenitore (il PAC è pieno di appositi contenitori), e la appoggia sopra la pezzuola. Questo è il momento più delicato. La pezzuola è un oggetto talmente desueto all’interno dei TSN moderni che inevitabilmente a quel punto arriverà il solito malcapitato con la fatidica domanda:”Che cosa stai facendo?”
Qui la bravura del PAC è quella di dissimulare il ghigno di soddisfazione. Si dice, ma è ancora oggetto di studio, che i PAC più maligni qui abbiano un erezione di soddisfazione sessuale.
“Ma, sai, la pezzuola server per avvolgere la palla, che essendo sottocalibrata non impegnerebbe le righe, quindi la pezzuola fa si che la palla risulti più precisa.”
Questa è la risposta standard che il PAC da all’interlocutore. Notate la comnistione di termini tecnici volutamente lasciati nel vago onde creare nel questuante un misto di ammirazione e di voglia di saperne di più. Questa risposta data con noncuranza e con un leggero tono di complicità è la prima esca per attirare la preda nella trappola.
“Vedi”, prosegue invariabilmente il PAC, “adesso imbocco la palla.” E mentre lo dice impugna solitamente un martelletto di legno o di ottone ed inizia a colpire la palla infilandola nella canna.
“Ecco, adesso prendo lo starter….” che è una bacchettina lunga un centimetro circa che serve per spingere la palla leggermente all’interno.
“Adesso la spingiamo fino in fondo.” Dicendo questo il PAC impugna la bacchetta di caricamento e, con un unico movimento verticale, spinge la palla fino in fondo, a contatto con la polvere ed il semolino. Questo gesto, vagamente “macho” serve al PAC per comunicare al suo interlocutore un senso di potenza, di controllo, la sensazione che “quella si è roba da uomini veri.”
Il malcapitato rimane generalmente in silenzio, ma inconsapevolmente si sta infilando sempre più nella trappola predisposta per lui.
Non smetterò mai di avvertire che sarebbe meglio per la propria salute mentale che a questo punto si uscisse dal TSN per andare a bere un caffè, fumare una sigaretta, bere una bibita, chiaccherare con gente normale o qualsiasi altra cosa, lasciando il PAC li da solo.
Purtroppo però molta gente ci casca e rimane li per le mosse successive, l’apoteosi finale. Il PAC infatti a questo punto alza voluttuosamente il cane, preleva da un’altra apposita scatolina (l’ennesima!) una capsula d’innesco e la posiziona per benino sul luminello. Poi, se la pistola ne è dotata, arma lo stecher. L’espressione si fa seria, come se da quel tiro dipendessero le sorti del mondo intero, con gesti misurati ma al tempo stesso plateali, si mette in posizionedi tiro accademico, prende la mira e…….BUM!
Il caratteristico botto della polvere nera copre il rumore della trappola che nel frattempo è scattata attorno alla preda. LA nuvola di fumo la avvolge impedendole di rendersi ben conto di quello che realmente le succede intorno. Ed è qui, che con un sorriso sornione, la soddisfazione malcelata sul volto, il PAC pone la fatidica domanda:
“Vuoi provare?”
NOOOOOOOOOO!
Andatevene, fuggite, potete ancora lacerare l’involucro nel quale il PAC vuole avvolgervi. Se fuggirete preserverete la vostra integrità mentale e, guardandovi allo specchio, potrete ancora essere fieri di voi. Se cedete alle lusinghe del PAC per voi si aprirà un tristo destino di polvere nera, botti, fumo, mani sporche ed unte di grasso, incazzature per mancate accensioni e tutto il corollario che un PAC si porta dietro. Un piccolo inferno sulla terra.
: Cowboy :
Stay tuned.
Nota di servizio. Nonostante il grande successo di questa opera monumentale sull’aberrazione mentale, comunichiamo che la pubblicazione delle dispense verrà momentaneamente sospesa per pressanti impegni lavorativi del sottoscritto.

Testo redatto dall’amico
Gianmario Delvò
presidente dela Consociazione Nazionale Degli Archibugeri (Italia)

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